IN MERITO ALLE CONSIDERAZIONI DEGLI RSU DI EDIPOWER.
Gli RSU di Edipower, nella loro nota riportata dai media di oggi,
oltre ad evidenziare lo stato di crisi che attraversa il settore energetico,
fanno un appello per affrontare le proposte avanzate dall’azienda, con la
dovuta serietà e ponderatezza.
Si
condivide totalmente questa posizione e, senza alcuna demagogia, si ritiene che
non è il caso di fare proclami e né di inventarsi soluzioni alla crisi
occupazionale della Edipower facendo, per esempio, riferimento ad impossibili
trasferimenti degli stessi lavoratori presso altre aziende (ancor meno presso
la CTE Federico II che vive un’altra realtà di crisi occupazionale).
In
altra nota ho riportato che la Edipower /A2A ha tutto il diritto di presentare
un “Piano di rilancio della centrale”
che, in quanto differente nella tipologia dei combustibili previsti nell’AIA
ottenuta dal Ministero dell’Ambiente, necessita del passaggio burocratico di
una nuova procedura di VIA ed AIA; tali considerazioni, riportate
antecedentemente (08/09/13) rispetto al comunicato stampa di Edipower
(11/09/13), sono state, ritengo, del tutto recepite dall’azienda che ha
annunciato la presentazione, entra la fine di settembre, di una nuova richiesta
di AIA con l’utilizzo, come nuovo combustibile il CSS-Combustibile (se pur
limitatamente al 10% in peso).
Anche
su questo combustibile è necessario fare chiarezza e condividere, se pur in
parte, la posizione degli RSU; infatti, chi come il Sindaco, sicuramente non
supportato dal proprio apparato tecnico-burocratico, afferma di non voler tutti
i rifiuti RSU d’Italia (quotidiano del 13/9), sostanzialmente induce ad una non
adeguata interpretazione sulla “trasferibilità” dei
rifiuti.
Le
normative vigenti vietano che vi sia “trasferenza”
di RSU da una regione ad altra e, quindi, almeno da questo punto di vista si è
tranquilli.
Le
stesse norme, però, permettono la “trasferenza”
regionale dei cosi detti “rifiuti
speciali” che, se ottenuti dal trattamento dei Rifiuti Solidi Urbani,
possono circolare senza impedimenti; basterebbe solo “biostabilizzare” gli RSU per ottenere dei “rifiuti speciali” che, nel qual caso, non costituirebbero ancora un
Combustibile Solido Secondario (CSS).
Il
recente adeguamento della normativa nazionale a quella comunitaria ha
modificato la definizione e la composizione degli ex CDR (costituito da fibre
tessili, legnose, carte, cartoni e da tutte le tipologie di plastiche) in
Combustibile Solido Secondario (CSS), suddividendolo in 5 classi caratterizzate
da tre differenti parametri: 1) potere calorifico, 2) contenuto in cloro e 3)
contenuto di mercurio.
Ancora
più recentemente (marzo 2013) il governo Monti ha ritenuto (altro danno!) di
inventarsi (non previsto in normativa comunitaria) il c.d. “CSS-Combustibile” e quindi autorizzare
l’utilizzo come “combustibile” in
cementifici e centrali elettriche con potenza nominale maggiore di 50 Mw; ha,
per fortuna, limitato questo utilizzo alle sole prime tre classi per il potere
calorifico ed il contenuto di cloro ed alla sola seconda classe per il
contenuto di mercurio (la classificazione e decrescente, dalla migliore (1^)
alla peggiore (5^).
In
definitiva, pur avendo sempre espresso il personale convincimento che tutte le
componenti dell’ex CDR ed attuale CSS, sono recuperabili e possono costituire
una concreta risorsa economica ed ambientale, resta il fatto che l’utilizzo del
CSS-Combustibile, deve essere
prodotto nelle classi richiamate per poter
essere portato in co-combustione.
Per
le esperienze vissute, viene spontaneo chiedersi: questo territorio è in grado
di controllare la “qualità” del “combustibile”
prodotto da rifiuto e destinato alla combustione?
In
merito poi all’appello della rappresentanza dei lavoratori a non fare demagogia
ed operare con serietà e ponderatezza, non posso non evidenziare che
Legambiente, a tal proposito, ha nel maggio scorso, fatto un apposito convegno
ed avanzato delle proposte che, ancor più oggi, si ritengono del tutto
compatibili con la situazione ambientale del territorio e con il possibile incremento della forza lavoro di
Edipower/A2A; tali proposte sono state riportare direttamente a A2A, in un incontro
presso Legambiente nazionale, ed hanno suscitato un sicuro interesse da parte
dell’azienda.
Legambiente ha
proposto la realizzazione di una Area Produttiva Ecologicamente Attrezzata
(APEA) nella quale andare ad inserire anche l’area della centrale Edipower, opportunamente
riconvertita alla green economy; ci siamo anche spinti oltre, pur riconoscendo
che non è il nostro compito e, sopperendo al “nulla”, abbiamo proposto la
realizzazione di un “Distretto” che veda l’utilizzo dell’area per la produzione
di energia pulita dal sole e con la tecnica del “termodinamico” (vedi centrale
Archimede a Priolo), la realizzazione di una sezione di sperimentazione delle
nanotecnologie da immettere sempre nell’ambito della green energy-economy
(Università del Salento, Cittadella, ecc.) e, per ultimo, la promozione e
commercializzazione di impianti innovativi per la produzione di energia verde.
Ancor più
tale progetto è fattibile nel momento in cui si pensa che è previsto da AIA lo
smantellamento dei primi due gruppi e che Edipower ha ottemperato al totale
pagamento delle quote relative alla sottoscrizione dello “Accordo di Programma” per la bonifica ed è quindi in totale
possesso, senza vincoli, della proprietà.
Francamente
non mi sembra che quanto proposto sia demagogico e costituisca uno “slogan populista”; per tale ragione
invitiamo noi l’azienda ad operare con la dovuta consapevolezza di operare su
di un territorio che ha superato ogni limite di accettabilità di aziende “non compatibili” ed a valutare la possibilità di un immediato
utilizzo delle aree da bonificare, anche attraverso la nostra proposta che,
sicuramente, può essere integrata da altre a compatibilità ambientale certa.
Brindisi 16/09/2013 prof. dott. Francesco Magno
(direttivo Legambiente
Brindisi)
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