IN NOME DEL POPOLO
INQUINATO: CARBONE A COLAZIONE.
Il 28 ottobre presso il tribunale di Brindisi si è svolta un’importante
udienza che vede imputati dirigenti dell’Enel per i danni arrecati al
territorio ed ai proprietari dei terreni vicini al nastro trasportatore del
carbone ed allo stesso carbonile della centrale
di Brindisi Sud-Cerano.
Legambiente, costituitasi parte civile, ha sin dall’inizio, chiesto il
riconoscimento del “danno ambientale” e la puntuale, attenta e professionale
testimonianza dell’Ispettore Cucurachi, della Digos di Brindisi, corredata da
documentazione fotografica e video, rafforza la fondatezza di tale richiesta,
in aggiunta ai capi d’imputazione in essere.
La documentazione mostrata in aula, visualizza chiaramente la perdita del
polverino di carbone ed il deposito sulle colture e sugli alberi, rendendo
palese l’immissione di sostanze pericolose e cancerogene nei cicli biologici ed
in quelli alimentari.
Non è un caso che circa il 70% dei terreni analizzati chimicamente, al
fine della caratterizzazione, sia risultato contaminato; ciò non solo
nell’intorno del nastro trasportatore ma anche a distanza da questo e nell’area
del Sito di Interesse Comunitario (SIC) del Parco regionale delle “Saline di
Punta della Contessa”, anche questo caratterizzato con fondi pubblici.
Va dato pieno ed ampio merito alla Digos della Polizia di Stato di
Brindisi per aver condotto uno scrupoloso ed approfondito lavoro di indagine
giudiziaria che non può essere minimamente scalfito dall’improvvido tentativo,
della difesa degli imputati, mirato a mettere in discussione sia l’origine che
la sequenza delle immagini, se pur accelerate; sull’ipotesi di attribuire le
richiamate immagini alla “fuliggine” della combustione di sterpaglie, come
avanzato nella precedente udienza, ci permettiamo di non fare alcun tipo di
commento, affidandoci alle capacità cognitive dei Cittadini.
La verità giudiziaria emergerà nel corso del processo e Legambiente sarà
in questo vigile e fermo rappresentante del popolo inquinato che grida
giustizia.
Sin da oggi, però, appare evidente la responsabilità morale di chi, senza
neppure adottare misure minime di salvaguardia ambientale, ha consentito, in
tutti questi anni, lo spandimento continuo di polvere di carbone ad alto
impatto ambientale e sanitario, anche grazie alle carenze vistose di organi di
controllo e di tutela della popolazione e del territorio da parte delle
istituzioni.
E pensare che vi sono ancora coloro i quali ritengono che la
perimetrazione del SIN, da parte del Ministero dell’Ambiente, sia stata
esageratamente ampia includendo anche le aree agricole intercluse fra la zona
industriale e Cerano; a tale proposito, ove non fossero stati utilizzati fondi
pubblici per le caratterizzazioni chimiche di queste aree è d’uopo chiedersi:
quanto avrebbe ulteriormente inciso la contaminazione sulla salute della
popolazione di Brindisi?