martedì 29 ottobre 2013

IN NOME DEL POPOLO INQUINATO: CARBONE A COLAZIONE.
Il 28 ottobre presso il tribunale di Brindisi si è svolta un’importante udienza che vede imputati dirigenti dell’Enel per i danni arrecati al territorio ed ai proprietari dei terreni vicini al nastro trasportatore del carbone ed allo stesso carbonile della centrale  di Brindisi Sud-Cerano.
Legambiente, costituitasi parte civile, ha sin dall’inizio, chiesto il riconoscimento del “danno ambientale” e la puntuale, attenta e professionale testimonianza dell’Ispettore Cucurachi, della Digos di Brindisi, corredata da documentazione fotografica e video, rafforza la fondatezza di tale richiesta, in aggiunta ai capi d’imputazione in essere.
La documentazione mostrata in aula, visualizza chiaramente la perdita del polverino di carbone ed il deposito sulle colture e sugli alberi, rendendo palese l’immissione di sostanze pericolose e cancerogene nei cicli biologici ed in quelli alimentari.
Non è un caso che circa il 70% dei terreni analizzati chimicamente, al fine della caratterizzazione, sia risultato contaminato; ciò non solo nell’intorno del nastro trasportatore ma anche a distanza da questo e nell’area del Sito di Interesse Comunitario (SIC) del Parco regionale delle “Saline di Punta della Contessa”, anche questo caratterizzato con fondi pubblici.
Va dato pieno ed ampio merito alla Digos della Polizia di Stato di Brindisi per aver condotto uno scrupoloso ed approfondito lavoro di indagine giudiziaria che non può essere minimamente scalfito dall’improvvido tentativo, della difesa degli imputati, mirato a mettere in discussione sia l’origine che la sequenza delle immagini, se pur accelerate; sull’ipotesi di attribuire le richiamate immagini alla “fuliggine” della combustione di sterpaglie, come avanzato nella precedente udienza, ci permettiamo di non fare alcun tipo di commento, affidandoci alle capacità cognitive dei Cittadini.
La verità giudiziaria emergerà nel corso del processo e Legambiente sarà in questo vigile e fermo rappresentante del popolo inquinato che grida giustizia.
Sin da oggi, però, appare evidente la responsabilità morale di chi, senza neppure adottare misure minime di salvaguardia ambientale, ha consentito, in tutti questi anni, lo spandimento continuo di polvere di carbone ad alto impatto ambientale e sanitario, anche grazie alle carenze vistose di organi di controllo e di tutela della popolazione e del territorio da parte delle istituzioni.

E pensare che vi sono ancora coloro i quali ritengono che la perimetrazione del SIN, da parte del Ministero dell’Ambiente, sia stata esageratamente ampia includendo anche le aree agricole intercluse fra la zona industriale e Cerano; a tale proposito, ove non fossero stati utilizzati fondi pubblici per le caratterizzazioni chimiche di queste aree è d’uopo chiedersi: quanto avrebbe ulteriormente inciso la contaminazione sulla salute della popolazione di Brindisi?

venerdì 18 ottobre 2013

BRINDISI CONTINUA AD ESSERE CONSIDERATO TERRITORIO DI SERVIZIO
Il recente incontro delle Istituzioni e dei sindacati presso la Prefettura di Brindisi, con i dirigenti della società A2A ed in merito alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), presentata come endoprocedimento nella richiesta di modifica dell’AIA in essere,  concernente la centrale termoelettrica di Brindisi Nord, induce ad alcune considerazioni.
I motivi per i quali si intravede, pur con la dichiarata opposizione del Sindaco di Brindisi, la ferma volontà di A2A di portare in co-combustione con il carbone anche il CSS, vengono individuati nell’approvazione del recente Piano Regionale dei Rifiuti.
Tale Piano, infatti, alla Parte II punto O5, prevede accanto alla combustione diretta del CSS-Combustibile in cementifici, la co-combustione con carbone in centrali termoelet-triche, nella percentuale variabile fra il 5 ed il 10% sul totale.
Il piano riporta, testualmente, che tale possibilità comporta per la Regione Puglia: “conseguenti ingenti flussi di CSS co-inceneribili in relazione alle considerevoli potenze termiche installate”.
Tali considerevoli potenze termiche installate ed alimentate a carbone sono presenti, nel territorio regionale, solo a Brindisi!!!
Sicuramente i consiglieri regionali della Provincia di Brindisi, che in passato hanno ottenuto l’approvazione in Consiglio di un ordine del giorno che poneva il divieto di co-combustione di CDR, in riferimento alla CTE di Brindisi Sud, non si saranno soffermati sulla possibilità offerta, in contrasto con quanto precedentemente richiesto ed approvato, che questo Piano non solo fornisce l’opportunità ad A2A di presentare la modifica dell’attuale combustione ma, al contempo, permette anche l’utilizzo di CSS nella centrale Brindisi sud dell’ENEL.
Da questo punto di vista, sicuramente il Piano non gratifica questo territorio che continua ad essere considerato quale area di servizio per le esigenze altrui.
Inoltre, appare opportuno rilevare, che le richiamate distrazioni, comportano la possibilità che il CSS-Combustibile, in quanto “rifiuto speciale” e quindi non soggetto a limitazioni di trasporto extra regionale riguardate solo gli RSU,  provenga da altre regioni; ancor di più, nel qual caso, questo territorio verrebbe a costituire “area di servizio” nazionale sia per il campo energetico che per la chiusura del ciclo dei rifiuti prodotti altrove.
A ciò va ad aggiungersi che ad oggi la Giunta Regionale non si è minimamente espressa in merito alla proposta di A2A e, costituendo la VIA e la richiesta di modifica all’AIA, proposta da A2A, una procedura ancora aperta è lecito attendersi che tutte le Istituzioni interessate, fra cui la Regione, presentino “osservazioni” nei termini previsti dalla norma.
Legambiente ha già annunciato la presentazione delle osservazioni tecniche al progetto di A2A e, ribadendo le proprie proposte relative alla realizzazione di un impianto solare termodinamico da allocare nell’area del carbonile ed all’interno del Distretto tecnologico dell’energia rinnovabile, condivide la posizione del Sindaco, già avanzata da Legambiente, in merito alle modifica della prescrizione dell’AIA relativa all’anticipo dello smantellamento e bonifica industriale dei gruppi 1 e 2 della centrale termoelettrica di Brindisi Nord.
Ciò, sia in funzione del mantenimento della forza lavoro e sia, per la individuazione di un utilizzo compatibile e produttivo dell’area, ben diverso da quanto previsto e ribadito nel richiamato incontro da parte di A2A.  


giovedì 10 ottobre 2013

Bari, 10 ottobre 2013                                                                                      Comunicato stampa

Processo Enel
La centrale termoelettrica di Brindisi Sud-Cerano rischia di provocare seri danni all’intero comparto agricolo della zona presumibilmente contaminata


Nella giornata di ieri, 9 ottobre, si è tenuta un’ulteriore udienza del processo contro i dipendenti di Enel Produzione in merito al “danno ambientale” prodotto dalla perdita di polvere di carbone dal nastro trasportatore e dal “carbonile” della centrale termoelettrica di Enel Brindisi Sud-Cerano.
Nel corso degli interrogatori alcuni dei proprietari terrieri ascoltati – gli stessi che, attraverso denunce e querele, hanno permesso un’attenta ed approfondita indagine da parte della Digos e dei NOE di Lecce consentendo poi il processo in corso – hanno evidenziato alcune delle conseguenze drammatiche che li vede coinvolti, come la perdita di redditività dei loro terreni, lo svellimento di ettari di terreno coltivati a vigneto e l’abbandono delle coltivazioni.
«Fino ai primi anni ‘90 le località di Cerano, S. Lucia, solo per citarne alcune – dichiarano Francesco Tarantini e Fabio Mitrotti, rispettivamente presidente di Legambiente Puglia e presidente del Circolo di Brindisi – erano famose per l’abbondanza e la qualità delle produzioni di Negramaro, malvasia bianca e nera, e per le distese di carciofeti. Sapere oggi che la produzione, per ragioni presumibilmente attribuibili allo stato di contaminazione dei suoli e della falda, si è ridotta del 50% anche nelle aree non sottoposte a sequestro dall’Ordinanza del sindaco Mennitti del giugno 2007, fa rabbia sia per la compromessa sussistenza economica dei proprietari terrieri che per l’intero comparto agricolo che vede penalizzate tutte le produzioni agricole che provengono dall’area di Cerano. Fa ancora più rabbia ascoltare i difensori degli imputati che tendono al discredito dei testi e ad evidenziare motivazioni irreali sulla natura della polvere nerastra presente sulle coltivazioni, equiparandola, molto semplicisticamente, a “fuliggine da incendi” di sterpaglie».
Legambiente Puglia, costituitasi parte civile, assicura il proprio impegno finalizzato alla ricerca della verità e delle responsabilità, non solo connesse al danno ambientale ed economico causato alle parti offese, ma anche alla individuazione in merito all’immissione delle produzioni contaminate da polveri di carbone nel “ciclo alimentare” ed alle oggettive difficoltà di poter raggiungere gli obiettivi riportati nella costituzione del “Parco Saline della Contessa”, a cui tutti i terreni, dal mare al confine del nastro trasportatore, appartengono.

martedì 1 ottobre 2013

Comunicato stampa

Il 30 settembre u.s. il Consiglio comunale di Brindisi ha convocato per l’11 novembre una seduta monotematica sul polo energetico e, nella stessa giornata, Edipower – A2A ha consegnato al Ministero dell’Ambiente la richiesta di “modifica” dell’Autorizzazione Integrata Ambientale per la centrale termoelettrica Brindisi Nord.
La società elettrica, che ha consegnato in precedenza il Piano di adeguamento dell’AIA per guadagnare i due anni consentiti per avviare opere che non ha alcuna intenzione di fare, chiede di sottoporre a VIA e a revisione AIA la proposta di realizzare un gruppo da 300 Mw da alimentare con carbone (90%) e CSS (10% termici), asserendo che si otterrà una riduzione del 50% delle emissioni rispetto all’attuale impianto.
Sarebbe troppo facile rilevare, ironicamente, che passando da 640 Mw a meno della metà, le emissioni dovrebbero più che dimezzarsi, ma la verità è che la co-combustione di combustibili di ben diverso potere calorifico (di cui il  CSS-combustibile ricavato da rifiuti, che soltanto dalla presenza di materie plastiche ricava un aumento di potere calorifico) ha un impatto ambientale addirittura maggiore del solo carbone.
 Il CSS, peraltro, non è affatto vero che deriverebbe da filiera corta, in quanto vicino alla centrale vi sarebbe soltanto l’impianto di trasformazione in CSS di rifiuti provenienti da altrove; ciò viste le difficoltà amministrative e tecniche che si registrano sull’impianto comunale di produzione dell’ex CDR da RSU che, ci piace ricordarlo, è stato progettato nel 2000, realizzato nel 2006 e mai entrato in funzione.
Legambiente presenterà le proprie osservazioni critiche nell’ambito dei procedimenti AIA e VIA, ma ritiene necessario che le istituzioni, a cominciare dalla Regione Puglia, traducano la propria opposizione in una richiesta congiunta di chiusura, di smantellamento, di bonifica e di realizzazione di nuove opere; Legambiente ha già presentato la proposta di creazione di un Distretto tecnologico dell’energia rinnovabile (ricerca, produzione di impianti e componenti, impianto solare termodinamico al servizio di un’Area Produttiva Ecologicamente Attrezzata (APEA) e di quella portuale).
Si allega la lettera aperta ai consiglieri comunali e si ricorda che, in presenza delle Autorizzazioni Integrate Ambientali soltanto l’azione congiunta di Istituzioni, forze politiche ed associazioni può consentire di costruire soluzioni alternative nell’area di Costa Morena, di ridurre sensibilmente potenza e carbone nella Centrale Brindisi Sud, di rispondere alla gestione criminale di insediamenti fotovoltaici nel contesto rurale con una programmazione virtuosa di impianti su edifici, ma anche con impianti in aree industriali e commerciali.

Brindisi, 1 ottobre 2013