Le
Fonti rinnovabili non sono al servizio degli “ecofurbi”.
Da molti anni Legambiente
denuncia il modo in cui società di pochi scrupoli e con evidenti appoggi in
Istituzioni pubbliche insediano, in Puglia, impianti fotovoltaici,
costituendosi parte civile in procedimenti penali, fra i quali quello che a
Brindisi ha portato al sequestro di impianti occupanti ben 120 ettari.
Da tempo Legambiente dedica
profonda attenzione alle infiltrazioni criminose ben documentate nell’annuale
rapporto sulle ecomafie ed all’odiosa “riduzione in schiavitù” di lavoratori
extracomunitari impiegati nella costruzione di impianti.
L’Associazione, ancor prima che
l’ex Presidente della Provincia sollevasse pubblicamente il caso, evidenziò che
si stavano accorpando impianti inferiori ad un Mw e non sottoposti a V.I.A., ma
alla ben più superficiale Dichiarazione di Inizio Attività (D.I.A.), per
costruire insediamenti di considerevole dimensione, aggirando la Legge.
Oggi, fra arresti, avvisi di
garanzia, iscrizioni nel registro degli indagati e sequestri di aree devastate
dai lavori eseguiti e di beni, la questione assume dimensioni enormi che
interpellano, fra l’altro, responsabilità ed assunzioni di provvedimenti da
parte del Governo, della Regione Puglia e degli Enti locali; tutto ciò fatto
salvo tutte le implicazioni di ordine ambientale che questi insediamenti
comportano.
È troppo semplicistico prendere
lo spunto da quanto accaduto per bloccare la realizzazione di impianti da fonti
rinnovabili e perpetuare, invece, la dipendenza da combustibili fossili
(petrolio, carbone e metano) o per ridurre l’incidenza ai soli e
tecnologicamente vecchi impianti fotovoltaici sui tetti di edifici e comunque
da incentivare in maniera significativa.
Per raggiungere l’obiettivo
della Energy Road Map europea al 2050
– e cioè l’80% dei consumi finali coperti da fonti rinnovabili – c’è bisogno di
puntare su efficienza, risparmio energetico e taglio dei troppi consumi
impropri sul fotovoltaico ed il solare termico negli edifici, ma anche su
impianti di nuova generazione e di maggiore potenza in aree industriali ed in
borghi da rendere autonomi dal punto di vista energetico.
Legambiente ha proposto, previa
chiusura, smantellamento e bonifica della centrale Brindisi nord, un distretto
tecnologico del rinnovabile, con all’interno anche un impianto solare
termodinamico a tecnologia di concentrazione energetica, con il ricorso
all’utilizzo di nanoantenne e nanotubi, per ridurre l’occupazione di suolo ed
aumentare l’efficienza energetica. Questa proposta, congiuntamente a quella,
eventualmente, di un impianto similare nell’area che era occupata dal ciclo di
produzione del PVC, restano nodali per lo sviluppo sostenibile del territorio.
La lotta agli “ecofurbi” ed ai
criminali è, e lo sarà sempre di più, portata avanti dall’Associazione nelle
aule giudiziarie, incidendo nei procedimenti amministrativi, ma la green energy
e la “sana” imprenditoria vanno sorretti se si vuole uscire dalla dipendenza
dei combustibili fossili e raggiungere gli obiettivi energetici europei.
Legambiente
Brindisi Circolo “T. Di Giulio”
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