giovedì 26 settembre 2013

Le Fonti rinnovabili non sono al servizio degli “ecofurbi”.
Da molti anni Legambiente denuncia il modo in cui società di pochi scrupoli e con evidenti appoggi in Istituzioni pubbliche insediano, in Puglia, impianti fotovoltaici, costituendosi parte civile in procedimenti penali, fra i quali quello che a Brindisi ha portato al sequestro di impianti occupanti ben 120 ettari.
Da tempo Legambiente dedica profonda attenzione alle infiltrazioni criminose ben documentate nell’annuale rapporto sulle ecomafie ed all’odiosa “riduzione in schiavitù” di lavoratori extracomunitari impiegati nella costruzione di impianti.
L’Associazione, ancor prima che l’ex Presidente della Provincia sollevasse pubblicamente il caso, evidenziò che si stavano accorpando impianti inferiori ad un Mw e non sottoposti a V.I.A., ma alla ben più superficiale Dichiarazione di Inizio Attività (D.I.A.), per costruire insediamenti di considerevole dimensione, aggirando la Legge.
Oggi, fra arresti, avvisi di garanzia, iscrizioni nel registro degli indagati e sequestri di aree devastate dai lavori eseguiti e di beni, la questione assume dimensioni enormi che interpellano, fra l’altro, responsabilità ed assunzioni di provvedimenti da parte del Governo, della Regione Puglia e degli Enti locali; tutto ciò fatto salvo tutte le implicazioni di ordine ambientale che questi insediamenti comportano.
È troppo semplicistico prendere lo spunto da quanto accaduto per bloccare la realizzazione di impianti da fonti rinnovabili e perpetuare, invece, la dipendenza da combustibili fossili (petrolio, carbone e metano) o per ridurre l’incidenza ai soli e tecnologicamente vecchi impianti fotovoltaici sui tetti di edifici e comunque da incentivare in maniera significativa.
Per raggiungere l’obiettivo della Energy Road Map europea al 2050 – e cioè l’80% dei consumi finali coperti da fonti rinnovabili – c’è bisogno di puntare su efficienza, risparmio energetico e taglio dei troppi consumi impropri sul fotovoltaico ed il solare termico negli edifici, ma anche su impianti di nuova generazione e di maggiore potenza in aree industriali ed in borghi da rendere autonomi dal punto di vista energetico.
Legambiente ha proposto, previa chiusura, smantellamento e bonifica della centrale Brindisi nord, un distretto tecnologico del rinnovabile, con all’interno anche un impianto solare termodinamico a tecnologia di concentrazione energetica, con il ricorso all’utilizzo di nanoantenne e nanotubi, per ridurre l’occupazione di suolo ed aumentare l’efficienza energetica. Questa proposta, congiuntamente a quella, eventualmente, di un impianto similare nell’area che era occupata dal ciclo di produzione del PVC, restano nodali per lo sviluppo sostenibile del territorio.
La lotta agli “ecofurbi” ed ai criminali è, e lo sarà sempre di più, portata avanti dall’Associazione nelle aule giudiziarie, incidendo nei procedimenti amministrativi, ma la green energy e la “sana” imprenditoria vanno sorretti se si vuole uscire dalla dipendenza dei combustibili fossili e raggiungere gli obiettivi energetici europei.
                                   Legambiente Brindisi Circolo “T. Di Giulio”

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.