Si è
svolto l'incontro in cui la società Ernst & Young ha chiesto la
partecipazione alla costruzione del “Patto dei Sindaci per le città sostenibili
in Europa” nell'Area vasta Brindisina.
Erano
quasi completamente assenti gli stakeholders
invitati ed i rappresentanti politici ed istituzionali. Nell'incontro
Legambiente ha ribadito le critiche per la mancata consultazione preventiva
sull'impostazione e sull'affidamento dei lavori, ricordando, fra l'altro, che
l'adesione al Patto dei Sindaci, come d'altronde l'atto formalizzato più di due
anni fa dal Commissario prefettizio dimostra, è impegnativa per i singoli
Comuni firmatari dell'impresa e non per organismi di raccordo quale l'Area
Vasta.
La realizzazione dell'inventario delle
emissioni e del “Piano d'azione per l'energia sostenibile” (PAES), oltre al
successivo Piano Energetico Comunale (PEC), gia previsto dalla L. 10/1991, non
possono che essere riferite alle singole città aderenti, in considerazione
delle specifiche tipicità e criticità e degli indicatori che rappresentano gli ecosistemi urbani e gli
impatti su di essi; non esiste quindi un “pensiero unico” a cui richiamarsi
nell'Area Vasta brindisina e, in particolare, non ha alcun senso comune e
scientifico un PAES su Brindisi che non analizzi in modo integrato città, porto
e area industriale, contrariamente a quanto affermato da Ernst & Young che
esclude dall'inventario delle emissioni qualsiasi lettura integrata con i
grandi impianti; è evidente che per l’area di Brindisi, ad esclusione dei 7
grandi impianti inseriti nella normativa ETS (ENEL, Edipower, ecc.) ve ne sono
molti altri che vanno necessariamente inseriti nel “Piano Territoriale” del
comune di Brindisi, previsto nel “Patto dei Sindaci”.
I dati
da riportare nell'inventario sono ampiamente disponibili preso l'ARPA e
comunque consultabili in rete, così come quelli sui consumi energetici, ma il
lavoro da compiere per il Patto dei Sindaci è altra cosa.
È bene
ricordare che la base fondante del Patto dei Sindaci è il documento “Energia per un mondo che cambia”,
approvato dall'Unione Europea il 9/3/2007: in esso si fissano gli obiettivi
della riduzione di CO2 del 20% e dei consumi energetici del 20% grazie ad
efficientamento e risparmio, con il 20% dei consumi di energia elettrica da
coprire con le fonti rinnovabili. Tali obbiettivi vengono portati all'80% nel
“Energy road map” al 2050.
Altro
fondamento del Patto dei Sindaci” e della “Carta di Lipsia” era la “Carta di
Aalborg”, sulla cui base sono state redatte le “Agende 21”, anche a Brindisi,
ma di tale indispensabile strumento conoscitivo non c'è traccia nella
documentazione presentata da “Ernst & Young” (come, d'altronde, del
progetto POMA e del Piano di risanamento dell'Area ad elevato rischio di crisi
ambientale, rispetto alla quale soltanto avrebbe potuto essere giustificata la
forzatura di allargare le competenze ad un'Area vasta).
Va
anche ricordato ciò che è previsto nel Protocollo di Kyoto, da cui sono
scaturiti Decreti, quale quello del Governo italiano del 2006, che impongono,
contrariamente da quanto affermato da Ernst & Young, obiettivi di riduzione
delle emissioni di CO2 per singola fonte, avendo come riferimento i valori
registrati nel 1990.
L'Unione
Europea, nel fissare gli obiettivi al 2020 ed al 2050, non ha minimamente
pensato di parcellizzare inventario delle emissioni ed impegni per la riduzione
di esse e dei consumi per singoli comparti, tanto è vero che a tali obbiettivi
sono strettamente connessi quello di ridurre sensibilmente le produzioni
elettriche da impianti termoelettrici che abbiano come combustibili petrolio,
carbone e gas e di portare l'incidenza delle fonti rinnovabili fino all'80%.
Come si
può pensare di rendere credibile un inventario delle emissioni ed il PAES per
Brindisi se nell'impostazione e nel lavoro fino ad ora condotto, si prescinde
dalla analisi emissiva massica degli impianti esistenti (Sfir, Fiat Avio,
Aventis, ecc.) e comunque essenziali ai fini del raggiungimento degli obiettivi
di riduzione e necessari per una pianificazione territoriale in una visione
integrata Città-Porto-Area industriale?
Quando
ha deciso il Comune di Brindisi, che ha formalizzato la propria adesione al
Patto dei Sindaci nel 2012, di abdicare dai propri diritti-doveri per affidare
i propri compiti all'Area Vasta brindisina?
Sfugge
forse che tutta la documentazione da trasmettere deve avere l’avallo del
Consiglio Comunale che, se pur assente, nel periodo di commissariamento, deve
oggi ratificare le attività e le procedure da seguire per il Patto.
Legambiente
fa pressante appello al Comune di Brindisi, alle forze politiche e sociali ed a
tutti gli stakeholders interessati, affinché, leggendo attentamente
disposizioni, obblighi (compreso quelli temporali fino ad ora non rispettati) e
soprattutto opportunità contenute nel “Patto dei Sindaci per le città
sostenibili in Europa” si faccia in modo che sia il Comune di Brindisi ad
appropriarsi del proprio ruolo e rediga l'inventario delle emissioni ed il PAES
sulla base dei dati, delle analisi e della prospettazione degli obiettivi su
Città-Porto-Area Industriale ed acceda, grazie ad un Piano credibile, agli
ingenti finanziamenti che la UE mette a disposizione in via prioritaria per i
Sindaci che rispettino quanto disposto nel Patto richiamato.
Direttivo
Legambiente Brindisi Circolo “T. Di Giulio”