COMUNICATO STAMPA
L’assemblea del 26 settembre p.v.
rappresenta un’utile occasione in cui l’Amministrazione Comunale di Brindisi
potrà presentare la bozza del Piano della costa: l’iniziativa, ovviamente, non
viene organizzata per esaurire quella costruzione partecipata che non può non
caratterizzare l’iter formativo del Piano e non sostituisce e non ingloba il
confronto di merito sulle osservazioni che sono state trasmesse nei termini di
legge.
Legambiente ha più volte ribadito
che le proprie osservazioni sono un contributo per la definizione di un Piano che, come lo stesso assessore
comunale all’Urbanistica ha riconosciuto, deve riguardare la fascia demaniale,
probabilmente da riscrivere alla luce degli effetti erosivi sulla linea di
costa (e, quindi, anche sui lidi).
Legambiente si è, però,
dichiarata, come precisato nelle osservazioni, a discutere una pianificazione
entro i 300 metri dalla linea di costa, con l’obbligo in quel caso di decidere
in merito all’esistente (insediamenti abusivi sanabili o da abbattere, il caso
“Acque chiare”, beni demaniali acquisiti, prima di ipotizzare opere nuove anche
in ragione della individuazione conseguente degli indici urbanistici).
In ogni caso, quanto sopra e la
previsione di diversa viabilità (la “mobilità dolce” prioritariamente dovrebbe
riguardare la Litoranea Sud, percorsa di continuo da mezzi pesanti, che
attraversa il Parco regionale “Saline e stagni di Punta della Contessa”) non
possono essere regolamentati nel Piano della Costa, ma nel PUG, il cui iter
(che avrebbe dovuto essere concluso entro 150 giorni dall’approvazione del
Documento Programmatico Preliminare il 23 agosto 2011) deve essere fortemente
accelerato.
È assolutamente condivisibile
l’obiettivo di “innescare un percorso di recupero
e risanamento complessivo” (Titolo I, art.2, PCC), ma proprio per questo il
Piano della Costa va strettamente connesso al PUG e va meglio delineato quel
monitoraggio puntuale prescritto dalla legge e dal Piano Regionale, anche per
quel che riguarda la contestualizzazione del rapporto 60% pubblico e 40%
privato nell’individuazione di lidi sul litorale (fermo restando che dal novero
totale vadano escluse alle facenti parte di Parchi nazionali e regionali).