mercoledì 11 febbraio 2015
martedì 27 gennaio 2015
Sulle politiche della mobilità e del traffico nella città di Brindisi.
Negli anni ’90 si sono sviluppati,
a livello europeo, modelli di gestione urbana che guardavano alla sostenibilità
nelle città e sono state portate avanti politiche improntate alla mobilità
sostenibile per soddisfare le esigenze di spostamento dei cittadini senza
pregiudicare la loro salute e lo stato della qualità ambientale urbana.
Recentemente al concetto di
“città sostenibile” si è sovrapposto quello di “Smart city” ovvero quello di
una città intelligente in vari settori: fra questi un ruolo importante assume
quello legato alla mobilità. Ed ecco che in tutte le città europee si
favoriscono politiche legate all’uso del mezzo pubblico, disincentivando quelle
legate all’utilizzo del mezzo privato (automobile in primis). Ed ecco fiorire in tantissime città europee
piste ciclabili dedicate, limitazioni di velocità fino ai 30 km/h (Zona 30),
potenziamento del trasporto pubblico mediante autobus e metropolitane di superficie
con i Comuni viciniori, parcheggi nelle aree limitrofe al centro o addirittura
peri-urbane, Zone a Traffico Limitato (realmente a traffico limitato) e Aree
Pedonali (APU) che hanno anche favorito il commercio e la vendita al dettaglio.
Ci sono poi città che fanno
eccezione, la classica eccezione che conferma la regola!
Le politiche legate alla gestione
urbana che Brindisi sta portando avanti sembrerebbero orientate verso quelle
della Smart City, avendo, tra le altre cose, aderito al Patto dei Sindaci e
partecipato a programmi comunitari che hanno portato alla istituzione del
bike-sharing. Fatte queste importanti premesse, dobbiamo però constatare, per
onestà intellettuale, che, pur essendoci ancora molto da fare per soddisfare
quelle esigenze e quelle infrastrutture descritte precedentemente, non si
comprendono alcune scelte, in primis quella della apertura al traffico
veicolare in maniera sperimentale di Corso Garibaldi, la cui fase sperimentale
non si è ancora conclusa.
Brindisi risulta fra le ultime
città in quanto ad istituzione di aree pedonali e ZTL. L’apertura al traffico
veicolare di corso Garibaldi alcuni anni fa (2012-2013) è andata contro ogni
logica rispetto alle politiche sul tema e non pare aver sortito gli effetti
sperati o, per lo meno, questa è la percezione diffusa fra la maggioranza della
popolazione e dei fruitori del centro cittadino. Forse è giunto il momento che
l’Amministrazione Comunale porti a pubblica conoscenza i dati rilevati
nella “apertura sperimentale” di
Corso Garibaldi in questi anni, perché una sperimentazione di qualcosa
presuppone uno studio in contemporanea degli utili che essa porta alla
collettività: quindi, dati economici rispetto agli interventi di ripristino
del manto stradale e rispetto ai maggiori (o minori) utili degli esercenti,
dati sull’inquinamento ambientale rispetto alle emissioni veicolari, dati
sull’inquinamento acustico ecc. Ovvero: ha
giovato alla collettività?
Un suggerimento che intendiamo
fornire all’Amministrazione Comunale di Brindisi in questi giorni è quello
legato alla chiusura, per lavori di ristrutturazione, del parcheggio di via del
Mare in prossimità dei Giardini Vittorio
Emanuele ed ex Stazione Marittima. Per ovviare a questi problemi suggeriamo di
velocizzare i lavori di realizzazione delle aiuole spartitraffico del
parcheggio Seno di Levante (presso la Questura) dove è presente anche una
postazione bike-sharing e agevolare chi parcheggia la propria vettura con un
servizio di bus navetta. Ancora, chiediamo di trattare con la Società Trasporti
Pubblici di Brindisi la possibilità di adibire il piazzale ex deposito bus
posto sempre in quella zona (accanto al canale Palmarini-Patri) destinandolo a
parcheggio con le stesse modalità previste per quello del piazzale Seno di
Levante.
Certi di aver fornito
interessanti suggerimenti, aspettiamo fiduciosi che vengano prese in
considerazione le opere richieste; che vengano forniti i dati relativi alla
sperimentazione dell’apertura al traffico di corso Garibaldi e che,
possibilmente, sia ripristinata la
chiusura come chiesto nella petizione consegnata nel 2012 e sottoscritta
anche dai commercianti del corso.
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lunedì 19 gennaio 2015
Sulla questione rifiuti a Brindisi
COMUNICATO STAMPA
Abbiamo più volte segnalato le storture, le
anomalie ed i ritardi che hanno caratterizzato la programmazione e la gestione
dei servizi di raccolta, conferimento, trattamento, recupero e smaltimento
degli R.S.U. a Brindisi e nell’ARO Br2.
È notizia di questi giorni, la nomina da parte
della Regione Puglia del Commissario ad
acta per l’approvazione della gara d’appalto per l’ambito di raccolta
ottimale BR2, dopo circa un anno e mezzo dalla scadenza dei termini prescritti
e non rispettati.
In questo frattempo, purtroppo, c’è stato un
susseguirsi, a Brindisi, di atti per l’avvio di nuovi contratti, di contenziosi
giudiziari, di proroghe alla ditta che gestiva il servizio di raccolta e, da
ultimo, si è verificato il subentro della società “Ecologica Pugliese” dal 17
novembre grazie ad un’ordinanza sindacale, a cui dovrebbe far seguito un
contratto semestrale. La conseguenza di tutto ciò sono controversie con
richieste plurimilionarie di risarcimento di danni, sequestri di atti ed altri
elementi probatori di eventuali reati, gravi dubbi su inchieste della Direzione
Antimafia in Sicilia su una delle ditte a cui si stava per conferire
l’incarico, ma soprattutto una preoccupante precarietà nella pianificazione,
nella gestione e nei controlli, tanto più verificatasi in queste ultime
settimane, durante le quali abbiamo denunciato il crollo della percentuale di
raccolta differenziata (che avrebbe dovuto essere a fine anno del 40%) dal 37,56% dichiarato alla fine di ottobre
al 16,41% di fine
dicembre.
Abbiamo anche evidenziato che non è possibile
un’interruzione di pubblico servizio e, che quindi, sin dal primo giorno la
nuova società avrebbe dovuto installare i contenitori (in strada o fornendoli
ai cittadini) in sostituzione di quelli di proprietà della ditta uscente (con
un margine di tollerabilità di giorni e non di mesi!). Abbiamo chiesto di
accelerare i tempi per la realizzazione della piattaforma per il conferimento
dei materiali non direttamente raccolti ed abbiamo chiesto dove avvenisse il
conferimento delle frazioni raccolte, in primo luogo dell’umido, visti i
ripetuti casi che sollevavano legittimi dubbi.
Oggi apprendiamo che la DIGOS ha eseguito un blocco
di un mezzo della “Ecologica Pugliese”, in cui le frazioni raccolte ed altri
materiali erano accatastati alla rinfusa ed abbiamo saputo anche che il
conferimento dell’umido ad impianti di compostaggio viene indicato pari a zero.
Attendiamo con fiducia gli accertamenti
dell’Autorità giudiziaria, ma chiediamo anche immediate risposte
all’Amministrazione Comunale che ha il dovere di evitare che possano essere
perpetrati reati e danni ambientali ed economici (vedasi ecotassa e TARI) a
carico della collettività.
giovedì 1 gennaio 2015
APPALTO MICOROSA: A RISCHIO I “PRESIDI AMBIENTALI” PREVISTI.
COMUNICATO STAMPA
APPALTO MICOROSA: A RISCHIO I “PRESIDI AMBIENTALI” PREVISTI.
Le notizie di stampa e dei Media in
merito alla gara di appalto per la bonifica della discarica di Micorosa inducono ad ulteriori preoccupanti
considerazioni, oltre a quelle, condivise, già espresse dal Presidente
dell’ANCE di Brindisi.
Dai media si rileva che l’appalto
presenta un’offerta con un massimo ribasso del 74,31% ed altre 5 che hanno proposto percentuali di ribasso
superiori alla “soglia di anomalia”,
calcolata, secondo la procedura normativa
dell’art. 86 del D.Lgs 163/06, superiore al 50% della somma posta a
ribasso dalla gara.
Un primo aspetto da valutare è
connesso al fatto che nel calcolo della “soglia
di anomalia” va escluso il 10% delle offerte relative ai ribassi minimi e
massimi, per cui l’offerta del 74,31%
non ha contribuito, essendo
quella al massimo ribasso, alla
definizione della “soglia di anomalia”.
Con ciò si intende riportare che molte delle aziende hanno presentato ribassi
superiori al 50% e quindi sostanzialmente “anomali”.
Ed allora è opportuno chiedersi se il
progetto definitivo sviluppato da Sogesid (società in house del Ministero
dell’Ambiente) e verificato ed approvato dal Consiglio superiore del Lavori
Pubblici è sovrastimato nella definizione
dei “prezzi unitari” oppure è sostanzialmente errato.
Gli aspetti che interessano
Legambiente sono esclusivamente connessi ai “pericoli” che
potenzialmente si rilevano nella realizzazione del progetto e quindi, in
particolare, nella corretta esecuzione dei
“presidi ambientali” previsti nella
progettazione e che vengono minati dagli eccessivi ribassi evidenziati.
Ci si chiede, infatti, come sia
possibile realizzare tutte le opere di captazione idraulica della falda
contaminata, di isolamento della discarica abusiva con la realizzazione dei
diaframmi, di copertura dei circa 45 ettari di terreno, ecc. e che costituiscono i reali presidi
ambientali e gli obiettivi che il finanziamento CIPE individuava, con ribassi
assurdi del 74,31% ed altrettanto anomali con percentuali superiori al 50% ?
E’ evidente che la somma messa a
disposizione del CIPE non deve essere persa, non fosse altro per la volontà del
Comune, in verità iniziata nel 2000, di contenere e risanare i danni prodotti
dallo scellerato e incontrollato smaltimento abusivo dei fanghi rivenienti dal
petrolchimico.
Ma se tale azione non deve portare ai benefici che il Comune ed il CIPE
si erano posti, paradossalmente sarebbe preferibile sospendere il tutto,
verificare adeguatamente il progetto, aumentando i “presidi ambientali”
previsti proprio in virtù della presunta eccessiva valutazione dei prezzi
unitari, così come risulta dai ribassi effettuati.
Legambiente, non ha avuto
l’opportunità di esprimere le proprie considerazioni tecniche sul progetto
proposto dalla Sogesid, ma ritiene che lo stesso progetto possa essere
ulteriormente migliorato a garanzia totale della “migrazione” dei contaminanti
presenti nella falda, del completo confinamento con diaframma della discarica,
di un più adeguato monitoraggio, ecc.
A tal riguardo Legambiente rimetterà
nota tecnica, contenente integrazioni progettuali per migliorare le azioni di
bonifica previste, a CIPE, Ministero dell’Ambiente, Consiglio Superiore dei
Lavori Pubblici, Autorità di Vigilanza LL.PP. ed Anticorruzione e Prefetto
perché verifichino le eventuali anomalie tecniche progettuali e quelle relative
alle offerte rivenienti dalla gara di appalto, a garanzia che gli obiettivi del
finanziamento ottenuto siano totalmente raggiunti e raggiungibili.
Per ultimo appare opportuno auspicare
che, anche a fronte delle perplessità espresse dal Presidente dell’Ance di
Brindisi e quindi dei costruttori interessati alla realizzazione dell’opera di
bonifica di Micorosa, le perplessità avanzate da Legambiente siano anche recepite
ed, in qualche modo, valutate e consolidate dallo stesso Comune di Brindisi.
Direttivo Legambiente Brindisi Circolo “T.
Di Giulio”
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mercoledì 31 dicembre 2014
Le inefficienze sulla gestione dei RSU non devono ricadere sui Cittadini.
Le inefficienze sulla gestione dei RSU non devono
ricadere sui Cittadini.
Legambiente ha recentemente affermato
che la questione della gestione dei rifiuti solidi urbani (RSU) deve essere
affrontata privilegiando dati oggettivi rispetto ai “rumors” generici
alimentati ad arte.
Nell’ultimo periodo di gestione del
servizio a Brindisi da parte della Monteco abbiamo fatto presente che il
raggiungimento di oltre il 36% di raccolta differenziata a giugno aveva
consentito di evitare il rischio della ecotassa che la Regione Puglia farebbe
scattare se non si raggiungessero gli obiettivi fissati del 35% al 30 giugno
2014, del 40% al 31 dicembre 2014, del 45% al 30 giugno 2015. Va anche
precisato che alla fine di ottobre, ultimo mese di piena gestione del servizio da
parte di Monteco, si è sfiorato il 40% fissato come obiettivo di fine anno.
Legambiente, in tale periodo, ha
anche evidenziato limiti strutturali, orari di raccolta discutibili,
responsabilità da parte dei cittadini in relazione al troppo frequente abbandono
di rifiuti che qualcuno ad arte attribuiva alla società Monteco, ma soprattutto
l’incredibile stato di precarietà in cui si operava fra gare d’appalto alquanto
“bizzarre”, ricorsi, annullamenti di appalti, richieste risarcitorie, proroghe
del contratto in essere. Tutte vicende su cui, visti anche i possibili danni
sulle casse comunali e di conseguenza sulla tasche dei cittadini, è necessario
che siano accertate le responsabilità.
Legambiente non ha commentato
l’assegnazione provvisoria di un appalto per soli 6 mesi in attesa del bando di
gara per l’intero Ambito Territoriale o l’effettiva capacità acclarata
attraverso la documentazione dell’attività svolta in altre realtà territoriali
da parte della società “Ecologica pugliese”.
Era evidente che il brusco cambio di
gestione e la mancanza di un periodo di transizione concordato dovessero
comportare disfunzioni. A tal proposito va chiarito che i cassonetti stradali e
le pattumiere domestiche fornite ai cittadini in comodato d’uso erano della
Monteco (che fine hanno fatto quelli acquistati dal Comune con apposita gara e
con finanziamenti rivenienti dai fondi dell’Area a rischio?) che male ha fatto
a rimuoverle “furtivamente”, ma nessun obbligo aveva la vecchia società nei
confronti della Ecologica pugliese che, al contrario, aveva il dovere di
fornire all’atto dell’assunzione dell’incarico i nuovi cassonetti e le
pattumiere domestiche.
Legambiente ha apprezzato la volontà
dell’assessore all’Ambiente del Comune di controllare personalmente qualità e
disfunzioni del servizio (compito che comunque non gli spettava), compresa la
decisione di installare telecamere, ma il dato oggettivo è che la raccolta
differenziata pare essere crollata al 12%, che la distribuzione dei cassonetti
non sia ancora stata completata e che molte famiglie siano ancora sprovviste
delle pattumiere. Tutto ciò contribuisce all’indecoroso spettacolo dei tanti
cumuli di rifiuti sparsi in città, anche laddove i cittadini avevano imparato a
differenziare i rifiuti.
Dal momento che ci si è allontanati
dall’obiettivo del 40%, peraltro non esaltante se paragonato ad altre realtà
italiane, di raccolta differenziata non ci sembra accettabile che a doverne
pagare le conseguenze (aumento delle tasse e città sporca) siano i cittadini
che avevano contribuito a raggiungere tale obiettivo nello scorso mese di
ottobre.
Fa ancora più rabbia il fatto che a
pagare siano sempre i Cittadini e non gli addetti al controllo ed alla gestione
degli impianti dedicati al trattamento ed al recupero dei RSU, dell’organico, delle
raccolte differenziate, del biogas prodotto dalla discarica comunale di
Autigno: tutte azioni ed attività politiche mirate, con lungimiranza circa 3
lustri fa, a ridurre la tariffa e portare un reale e sociale beneficio
economico; tutto vanificato e peggiorato!
Direttivo
Legambiente Brindisi Circolo “T. Di Giulio”
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