Ho scritto, più volte, che la
strategia energetica nazionale (S.E.N.), approvata dal Governo Monti in limine mortis, “approfittando” dello
scioglimento del Parlamento, disegna scenari per nulla realistici per
giustificare, fra l’altro, l’aumento dei consumi di gas in Italia del 6% entro
il 2020. Oggi 30.000 Mw di impianti a ciclo combinato, utilizzanti il metano
come combustibile, sono in profonda crisi o in riserva, il 40% dei consumi
finali sono coperti da fonti rinnovabili e l’Unione Europea ha fissato
l’obiettivo dell’80% entro il 2050 nella “Energy Road Map”. Il gasdotto TAP è
importante per ottenere una diversificazione delle fonti di approvvigionamento,
ma quanti parlamentari salentini hanno chiesto ed ottenuto la revisione della S.E.N.
che tanto incide nel definire strategico il gasdotto?
Mi risulta che l’approdo a San
Foca – Melendugno sia stato mutato rispetto all’ipotesi iniziale: ma quanti
rappresentanti politici ed istituzionali salentini sono intervenuti, nella fase
di esame della fattibilità dell’opera, per chiedere la valutazione di più siti
nell’area prescelta? Quanti hanno chiesto di avere una fase di scooping,
partecipata e tecnica, da cui far scaturire la procedura di valutazione
d’impatto ambientale sitospecifica (sull’unico sito individuato) ed anche l’ opzione zero (il diniego alla
fattibilità), ovviamente sorretta da argomentazioni tecnico – scientifiche,
prevista dalle disposizioni di Legge? Dico e ribadirò in seguito che siti molto
distanti fra loro non possono appartenere ad uno stesso progetto, in ragione
dei diversi percorsi e delle diverse criticità e dei diversi indicatori
analitici.
Queste considerazioni le ho
manifestate quando, in fase di fattibilità, si discuteva soltanto su un sito e
non si è aperto alcun confronto istituzionale che anticipasse e, quanto meno,
condizionasse la presentazione del Rapporto di Impatto Ambientale.
Ho più volte precisato che la
richiesta di giudizio di compatibilità ambientale e l’intera procedura V.I.A.
sono sito specifici e che gli spazi in questa fase sono quelli delle osservazioni
e dei pareri istituzionali non vincolanti (quello della Regione Puglia, ma
anche quello del Ministero per i Beni e le attività culturali ed il turismo). È
in questa fase che studi, analisi, argomentazioni tecnicamente supportanti
osservazioni e pareri istituzionali hanno finito con il passare in secondo
ordine rispetto a levate di scudi, a volte fin troppe demagogiche ed
elettoralistiche, ma soprattutto ad un indegno scaricabarile verso il
territorio brindisino, evidentemente considerato politicamente più debole.
Tutte le ipotesi di siti
indicati sono privi, fra l’altro, di qualsiasi serietà scientifica (escluse già
in analisi comparative con il sito di San Foca – Melendugno) o sono addirittura
ridicole (quali quelle del “Casale”, quartiere residenziale che si affaccia nel
porto interno di Brindisi, ed anche di “Micorosa”, area in cui rifiuti
pericolosissimi, non rimovibili, saranno tombati, rendendo impossibile la
realizzazione di opere comunque a rischio di incidente rilevante).
Francamente il giudizio di
compatibilità ambientale favorevole della commissione V.I.A. nazionale e l’emesso
decreto del Ministro Galletti, in questo contesto, erano prevedibili, anche
perché Renzi vuol dimostrare che il suo è il Governo del fare e crede nella strategia energetica nazionale che
ben poca opposizione politica ha avuto.
Regione Puglia ed istituzioni
locali interessate potrebbero, nell’ambito del procedimento in corso (che, lo
ripeto, è sitospecifico, per quel che riguarda l’approdo, su San Foca –
Melendugno), verificare se le prescrizioni o le omissioni offrano elementi
ostativi rispetto all’autorizzazione unica.
Quel che è inammissibile,
giuridicamente ed eticamente, è cercare di introdurre nel procedimento siti
alternativi, il che non allontanerebbe l’impianto da San Foca – Melendugno, ma
aprirebbe soltanto ulteriori conflitti e non può che essere fonte di conflitto
la proposta formulata al viceministro Devicienti da rappresentanti autorevoli
regionali del PD, i quali hanno chiesto di esaminare l’approdo a Cerano,
accampando come fantomatica giustificazione l’improbabile alimentazione a
metano di uno o due gruppi della Centrale di Brindisi Sud. Perché questi
esponenti del PD non chiedono invece, l’apertura della tanto annunciata “Vertenza
Brindisi” e l’altrettanto annunciata drastica riduzione del carbone combusto,
peraltro ben conoscendo i lavori in corso di copertura del carbonile, di dichiarata ambientalizzazione degli
impianti e di realizzazione di filtri a manica. In ogni caso gli abitanti di
Brindisi, Città “martoriata” per Nichi Vendola, hanno già mostrato nel caso del
rigassificatore come sappiano difendere il proprio territorio e la propria
dignità.
Doretto
Marinazzo
Consigliere Nazionale Legambiente